Accedi o registrati
Oppure
Accedi
Aggiornato il 01/02/2023
È notizia di questi giorni l’asta
online in cui Twitter ha messo in vendita centinaia e centinaia di
oggetti della propria sede principale di San Francisco.
Il chiacchieratissimo incanto ha
preso il via martedì 17 gennaio alle ore 7 e si è concluso il giorno seguente
alle ore 10, per una durata complessiva di 27 ore, raccogliendo attorno a sé un
vero e proprio boom di collezionisti.
A monitorare il tutto la Heritage
Global Partners, società leader globale in servizi di consulenza e
aste.
Tra i pezzi messi in vendita spicca
la statua con l’uccellino simbolo della società. La cinguettante
opera, alta circa un metro, partita da una base d’asta di 11.000 dollari, è stata
battuta ad un prezzo che si aggirerebbe addirittura attorno ai 100.000.
All’asta sono finiti anche svariati oggetti della cucina della sede californiana, tra cui la macchina del caffè La Marzocco e due tavolini di Herman Miller, aggiudicati rispettivamente alla cifra di 13.500 e 10.500 dollari. A questi si aggiungono apparecchiature di alto livello come forni da pizza, dispenser per birra o essiccatori per verdure, tanto per citarne alcuni. Ed ancora iMac, sedie da ufficio, scrivanie, lavagne digitali o macchine per cucire. Battuta anche la gigantesca ed iconica chiocciola, “@”, alta 2 metri che, partita da una modesta base d’asta, è stata aggiudicata a 15.500 dollari. Ancor più costoso il display elettrico al neon Twitter Bird che ha raggiunto 40.000 dollari, rispetto ai 22.000 in partenza pronosticati.
Ma non è finita qui, nel mirino
dell’imprenditore Elon Musk sembrano esserci anche gli username degli
utenti ormai inattivi che, stando alle indiscrezioni del New York Times,
potrebbero presto essere “sbloccati” e messi all’asta. Si andrebbero così a
liberare 1,5 miliardi di nomi utente, pronti per essere acquistati. Accadrà
davvero questo o si tratta soltanto di ipotesi? Non ci resta che attendere…